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mercoledì 31 maggio 2017

Sviluppa il tuo demone

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Tra gli antichi greci e poi presso i latini il vocabolo "eudaimonia" (in greco: εὐδαιμονία) stava ad indicare qualcuno che poteva considerarsi felice in virtù del fatto che era riuscito a dirigere verso il bene (εὖ, eu) la propria sorte, il proprio demone (δαίμων, daimon); intendendo per "demone" alcunché di negativo, ma una specie di "spirito guida"' capace di indicare non cosa fare di buono, ma cosa non fare di male e, attraverso questi suggerimenti, spingere il soggetto -appunto- verso il bene, verso il proprio ben-essere. Come se qualcuno ci aiutasse a trovare la strada di casa (il nostro benessere) aiutandoci a non intraprendere le strade che ci portano altrove (verso il nostro malessere). 

Si tratta di un procedimento squisitamente educativo, secondo quell'approccio pedagogico che da sempre perseguiamo.

A discapito di tutte le volte che ci hanno detto "è per il tuo bene", a discapito di tutte le volte che incautamente lo diciamo ai nostri figli, nessuno può dire veramente ciò che è il "nostro bene", ciò che ci rende davvero felici. Scoprirlo è un percorso che si snoda lungo la strada della vita, attraverso sperimentazioni, successi e insuccessi. Noi e solo noi possiamo imparare la nostra felicità andando incontro al mondo e agli altri con rispetto e meraviglia.

Questa è la strada su cui dobbiamo accompagnare i nostri figli, studenti, educandi; quel camminino non scevro da pericoli che conduce alla nostra piena individuazione.

Non è un caso se da "eudaimonia" discenda fino a noi il vocabolo "autonomia", che a questo punto potremmo tradurre con: "sviluppa il tuo demone", cerca la tua virtù, ciò che ti rende felice, vien a patti costruttivi con le disordinate reazioni primordiali (direbbe Jung). Insomma: conosciti, pensa alla vita come mezzo di conoscenza, sii curioso di te stesso e, cercandoti, scopri ciò che ti fa stare bene e perseguilo. 

Solo facendo fiorire questo "demone", ci racconta l'antica saggezza ellenica, solo raggiungendo la tua autonomia, ossia la capacità di creare a partire da s'è l'opera di sé, si raggiunge la felicità.

Ma cos'è l'autonomia? Be', fondamentalmente, potremmo definirla la capacità di governarsi da sé, essere indipendente, sapersi autodeterminare e amministrarsi liberamente, non farsi dire da altri cos'è il proprio bene pur sapendo che (per citare il titolo di un bel romanzo di Margaret Mazzantini) "Nessuno si salva d solo", vale a dire che la mia idea di bene deve confrontarsi con quella degli altri e con il bene del mondo, poiché un'autonomia assoluta, che non tenga conto del mondo e degli altri, non può che produrre solitudine e malessere. 

Questa è dunque la forza del modello che proponiamo nel nostro centro, un modello che cerca di liberare il soggetto in cura da qualsivoglia categoria tassonomica per accompagnarlo a cercare la propria felicità attraverso la realizzazione di se stesso, aiutandolo -anzitutto- a scoprire ciò che genera il suo malessere e ciò che, per contro, volge verso la sua autonomia, senza dimenticare il rispetto del bene altrui e del mondo che ci circonda, ovvero quella cosa che chiamiamo "relazione".

Ma questa è anche, purtroppo, la lotta che spesso ci troviamo a combattere con tante famiglie che, loro malgrado, senza piena consapevolezza, sembrano operare in direzione contraria: non, cioè. cercando di favorire lo sviluppo e l'indipendenza dei loro cuccioli, ma, paradossalmente, frenandoli, sostituendosi ad essi ed imprigionandoli, anziché metterli nella condizione di sperimentare, di misurare la loro forza e le loro competenze attraverso progressive responsabilizzazioni.

Le modalità in cui questi veri e propri blocchi evolutivi si manifestano sono molteplici, come abbiamo modo di condividere con le famiglie che seguiamo in studio, ma anche nelle nostre formazioni destinate a genitori, educatori, insegnanti, psicologi, terapeuti e tutti coloro che operano con i nostri ragazzi.

In questo particolare scorcio di secolo, soprattutto, sembrano di fatto essersi acuiti non tanto i pericoli della strada, come tanta facile retorica populista vuol farci credere, ma i pericoli dettati dall'estrema fragilità di individualità non definite che poi sì, nell'incontro con la strada, non hanno gli strumenti per venire a patti con la complessità delle varie fenomenologie umane.

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