Si tratta di un procedimento squisitamente educativo, secondo quell'approccio pedagogico che da sempre perseguiamo.
A discapito di tutte le volte che ci hanno detto "è per il tuo bene", a discapito di tutte le volte che incautamente lo diciamo ai nostri figli, nessuno può dire veramente ciò che è il "nostro bene", ciò che ci rende davvero felici. Scoprirlo è un percorso che si snoda lungo la strada della vita, attraverso sperimentazioni, successi e insuccessi. Noi e solo noi possiamo imparare la nostra felicità andando incontro al mondo e agli altri con rispetto e meraviglia.
Questa è la strada su cui dobbiamo accompagnare i nostri figli, studenti, educandi; quel camminino non scevro da pericoli che conduce alla nostra piena individuazione.
A discapito di tutte le volte che ci hanno detto "è per il tuo bene", a discapito di tutte le volte che incautamente lo diciamo ai nostri figli, nessuno può dire veramente ciò che è il "nostro bene", ciò che ci rende davvero felici. Scoprirlo è un percorso che si snoda lungo la strada della vita, attraverso sperimentazioni, successi e insuccessi. Noi e solo noi possiamo imparare la nostra felicità andando incontro al mondo e agli altri con rispetto e meraviglia.
Questa è la strada su cui dobbiamo accompagnare i nostri figli, studenti, educandi; quel camminino non scevro da pericoli che conduce alla nostra piena individuazione.
Non è un caso se da "eudaimonia" discenda fino a noi il vocabolo "autonomia", che a questo punto potremmo tradurre con: "sviluppa il tuo demone", cerca la tua virtù, ciò che ti rende felice, vien a patti costruttivi con le disordinate reazioni primordiali (direbbe Jung). Insomma: conosciti, pensa alla vita come mezzo di conoscenza, sii curioso di te stesso e, cercandoti, scopri ciò che ti fa stare bene e perseguilo.
Solo facendo fiorire questo "demone", ci racconta l'antica saggezza ellenica, solo raggiungendo la tua autonomia, ossia la capacità di creare a partire da s'è l'opera di sé, si raggiunge la felicità.
Ma cos'è l'autonomia? Be', fondamentalmente, potremmo definirla la capacità di governarsi da sé, essere indipendente, sapersi autodeterminare e amministrarsi liberamente, non farsi dire da altri cos'è il proprio bene pur sapendo che (per citare il titolo di un bel romanzo di Margaret Mazzantini) "Nessuno si salva d solo", vale a dire che la mia idea di bene deve confrontarsi con quella degli altri e con il bene del mondo, poiché un'autonomia assoluta, che non tenga conto del mondo e degli altri, non può che produrre solitudine e malessere.
Questa è dunque la forza del modello che proponiamo nel nostro centro, un modello che cerca di liberare il soggetto in cura da qualsivoglia categoria tassonomica per accompagnarlo a cercare la propria felicità attraverso la realizzazione di se stesso, aiutandolo -anzitutto- a scoprire ciò che genera il suo malessere e ciò che, per contro, volge verso la sua autonomia, senza dimenticare il rispetto del bene altrui e del mondo che ci circonda, ovvero quella cosa che chiamiamo "relazione".
Ma questa è anche, purtroppo, la lotta che spesso ci troviamo a combattere con tante famiglie che, loro malgrado, senza piena consapevolezza, sembrano operare in direzione contraria: non, cioè. cercando di favorire lo sviluppo e l'indipendenza dei loro cuccioli, ma, paradossalmente, frenandoli, sostituendosi ad essi ed imprigionandoli, anziché metterli nella condizione di sperimentare, di misurare la loro forza e le loro competenze attraverso progressive responsabilizzazioni.
Le modalità in cui questi veri e propri blocchi evolutivi si manifestano sono molteplici, come abbiamo modo di condividere con le famiglie che seguiamo in studio, ma anche nelle nostre formazioni destinate a genitori, educatori, insegnanti, psicologi, terapeuti e tutti coloro che operano con i nostri ragazzi.
In questo particolare scorcio di secolo, soprattutto, sembrano di fatto essersi acuiti non tanto i pericoli della strada, come tanta facile retorica populista vuol farci credere, ma i pericoli dettati dall'estrema fragilità di individualità non definite che poi sì, nell'incontro con la strada, non hanno gli strumenti per venire a patti con la complessità delle varie fenomenologie umane.
Ma questa è anche, purtroppo, la lotta che spesso ci troviamo a combattere con tante famiglie che, loro malgrado, senza piena consapevolezza, sembrano operare in direzione contraria: non, cioè. cercando di favorire lo sviluppo e l'indipendenza dei loro cuccioli, ma, paradossalmente, frenandoli, sostituendosi ad essi ed imprigionandoli, anziché metterli nella condizione di sperimentare, di misurare la loro forza e le loro competenze attraverso progressive responsabilizzazioni.
Le modalità in cui questi veri e propri blocchi evolutivi si manifestano sono molteplici, come abbiamo modo di condividere con le famiglie che seguiamo in studio, ma anche nelle nostre formazioni destinate a genitori, educatori, insegnanti, psicologi, terapeuti e tutti coloro che operano con i nostri ragazzi.
In questo particolare scorcio di secolo, soprattutto, sembrano di fatto essersi acuiti non tanto i pericoli della strada, come tanta facile retorica populista vuol farci credere, ma i pericoli dettati dall'estrema fragilità di individualità non definite che poi sì, nell'incontro con la strada, non hanno gli strumenti per venire a patti con la complessità delle varie fenomenologie umane.
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